Non è solo una mia impressione ma ho avuto modo di confrontarmi con altri appassionati di montagna e siamo della stessa opinione: quest’anno si sta schiaffando in prima pagina la montagna in quanto foriera di lutti e tragedie molto più degli scorsi anni, nonostante gli incidenti siano all’incirca gli stessi. Ve ne riporto alcuni degli ultimi giorni:
Non ne comprendo il perché e sinceramente non mi interessa più di tanto; quello che mi infastidisce è il fatto di incolpare la montagna invece di cercare di rendere consapevoli i suoi fruitori dei rischi oggettivi derivanti dalle condizioni climatiche e, anche e soprattutto, dalle condizioni fisiche e psicologiche di chi ci va. Un anziano alpinista (chiedo venia non ricordo il nome) diceva: “Il vero alpinista è colui che la racconta”. E’ necessario capire i propri limiti; passaggi fatti mille volte, in condizioni particolari sono talmente diversi da dover essere compiuti in tutt’altra maniera. E condizioni particolari non sono solo fisiche… stanchezza, stress, nervosismo… Poi pensiamo sempre di trovarci in un ambiente in movimento: Gaia vive e si muove coi suoi ritmi, le rocce di milioni di anni si sgretolano da sempre, il ghiaccio, la neve, l’acqua, il sole e il vento giorno dopo giorno impercettibilmente cambiano il territorio. Poi, un bel giorno un intero costone viene giù… così… senza preavviso… In questo caso dobbiamo solo sperare di non essere lì. Ma ciò non implica che la montagna sia assassina. Molti segnali li abbiamo e abbiamo anche molti studi e corsi che possono darci la conoscenza sulla formazione di certi eventi e quindi la possibilità di poter vedere e intuire l’origine di uno di questi. La montagna vuole e pretende i suoi tempi: se questi poi sono inconciliabili con i nostri, i danni li subiremo solo noi! Siamo noi a dover capire quando e come possiamo interagire con la Montagna. I nostri ritmi moderni sono a dir poco osceni. Non si può pretendere di avere un week-end libero e in quello salire per esempio sul M. Bianco. E se il meteo non consente? E se le temperature non lo consentono? Diversa la mentalità dell’alpinismo e della montagna in generale. Nel 1787 Horace Benedicte de Saussure arrivò a conquistare la vetta del M. Bianco… dopo 27 anni di tentativi! Bene, le cose sono in parte cambiate, ma lui non ha mai osato sfidare la montagna per rispetto alla sua e all’altrui vita. Oggi c’è il mordi e fuggi… o il mordi e muori. Comunque la si veda è un errore che a volte si paga pesante. E’ di oggi una bellissima intervista a De Stefani, alpinista di fama mondiale con un carnet di tutto rispetto e con la giusta visione del rapporto uomo montagna. Meditate gente, meditate!
Gli articoli sono tratti dal sito web del Corriere della Sera
si’ ti ritrovi gente lungo i sentieri senza la piu’ pallida idea di cosa stiano facendo… senza imbrago e/o caschetti, scarpe da ginnastica su sentieri attrezzati che diverrebero “piacevoli” scivoli per l’aldila’ qualora piovesse… e poi diamo la causa alla montagna