Altra bella avventura questa volta nelle Alpi Giulie.
Cominciai ad essere affascinato da questi posti durante il servizio militare, quando, in libera uscita la domenica, prendevo il treno da Treviso a Tarvisio e lì, con una autocorriera, raggiungevo i laghi di Fusine in Valromana. La chiostra di monti che circondava i laghi era così imponente da suscitare in me un misto di totale rispetto e curiosità per quello che avrei potuto conoscere su quei posti.
E cosa scoprii su quei posti! Si respira ancora nel silenzio delle vette la guerra del 15/18 e al tramonto, quando il sole arrossa le cime, sembra quasi di sentire la nenia di un vecchio canto alpino… forse il vento…
Decisi così in compagnia di un mio buon amico di tentare la salita al Monte Mangart (Mangrt in sloveno) utilizzando la via ferrata del lato italiano.
Partimmo per l’avventura volendo dormire in quota al bivacco Nogara a 1850 metri e poi tentando la ferrata l’indomani. Ci fermammo a mezzogiorno a gustare la cucina friulana al rifugio Zacchi a quota 1380 mt. (spettacolo) poi continuammo con molta calma fino al bivacco passando per sentieri esposti ma incantevoli. La vista sui laghi di Fusine è mozzafiato.
Passammo la sera parlando di montagne e sognando future avventure.
Al mattino partimmo per l’attacco della ferrata che si trova a poche decine di metri dal bivacco.
Cominciammo la salita con un po’ di timore poiché il cavo d’acciaio prosegue quasi in verticale sfruttando una fessura per alcune decine di metri.
Preso poi coraggio, proseguimmo per tratti meravigliosi con esposizioni notevoli, come la pancia che bisogna traversare per circa 10 metri in orizzontale sfruttando solo delle minuscole tacchette per i piedi. Il bello è che questa pancia rimborsa al di sotto fino al paretone principale e quindi sembra di camminare nel vuoto; il tutto si svolge a 2000 mt e sotto i piedi si vedono gli abeti di quota 1300!!! Alla fine della ferrata ci si ricongiunge con il sentiero che porta o in Slovenia o, attraverso la forcella Mangart, di nuovo al bivacco Nogara. Il tempo volse repentinamente al brutto come succede spesso da queste parti. Così, visto che poco distante c’era il rifugio Sloveno, decidemmo di farci una capatina e anche qui, al riparo dalla grandine, trovammo ottimo cibo e ottimo vino. Passata la tempesta tornammo felici al Nogara dove, stanchi ma felicissimi, passammo un’altra notte. La discesa il giorno dopo fu piacevole ma con un senso strano, come se si stesse lasciando un amico, o una parte di me stesso non potesse andarsene, incatenata da quelle cime possenti con una magia. Tornerò Mangart, stanne certo…
8 thoughts on “Ferrata al Mangart”
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Davvero complimenti…da blogger calabrese.
complimenti per tutto quello che fai
Grazie Ragno e torna a trovarmi.
Ho molte cose da scrivere e purtroppo poco tempo per farlo…
Ma l’avventura continua…
Ciao
sarebbe stato piu’ corretto scrivere (e ti invito a farlo):
“Qui altre foto della ferrata” scattate non da me ma da un alpinista friulano
(a meno che tu non abbia fatto la ferrata
proprio con lui… diversamente tiratina di orecchie :-)
Si Giovanni, hai ragione e chiedo venia. Era da me inteso come rimando ad un altro sito espresso evidentemente male. Provvedo subito a sanare la “malefatta”.
La mie scuse ancora.
no problem, assolutamente. e’ che le montagna e’ una delle poche realta’ sincere di sto mondo in catafascio
buone passeggiate,
mandi
Quanta ragione nelle tue parole…
La montagna è purezza, forza, sacrificio, pace. Valori quasi ridotti all’estinzione dalla bestia umana.
Ciao Giovanni e continuiamo sempre così!
Ciao tex, come vedi finalmente ho trovato il tempo per visitare il tuo sito e devo dire che me lo sto gustando. Spero di esserci anche io la prossima uscita.
ALLA RICERCA DELL’ARCA PERDUTA